Materie prime

Per le materie prime critiche l'Europa dipende all'80% dall'import

Lo evidenzia uno studio di Cassa depositi e prestiti, che individua le possibili soluzioni per migliorare le prospettive in vista del raggiungimento della neutralità climatica nel 2050
Uno stabilimento di estrazione del litio in Bolivia
Uno stabilimento di estrazione del litio in BoliviaGaston Brito Miserocchi/Getty Images

In Europa la norma prevede il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Per raggiungere tale obiettivo, avranno un ruolo strategico le cosiddette materie prime critiche. Si tratta, come riporta il sito del ministero delle Imprese e del made in Italy, di “quei materiali di strategica importanza economica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da alto rischio di fornitura”.

Esse sono necessarie per la produzione, per esempio, di pannelli fotovoltaici, batterie e turbine eoliche. Dal litio, dal cobalto, dalla bauxite e dalle terre rare, per citarne solo alcune, non si può dunque prescindere per percorrere la strada che porterà alla piena transizione ecologica.

Come sottolinea in un brief Cassa depositi e prestiti, però, per approvvigionarsi oggi di tali materie prime, i paesi membri dell’Unione europea dipendono all’80% dalle importazioni. Essi hanno peraltro un ruolo molto marginale nelle catene del valore delle tecnologie che di tali minerali fanno uso. Tutto questo si traduce concretamente non soltanto nel rischio per l’Ue di non essere protagonista nelle filiere strategiche per le transizioni ecologica e digitale, ma anche di compromettere la propria capacità di centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusivo e duraturo che sono alla base del Green deal e del Digital Compass.

Ma cosa potrebbero fare i paesi europei per migliorare le proprie prospettive rispetto all’approvvigionamento delle materie prime critiche? 

  1. Il brief di Cassa depositi e prestiti
  2. Le prospettive
  3. Le mosse di Europa e Italia
  4. L’economia circolare
  5. Non solo riciclo

Il brief di Cassa depositi e prestiti

Il documento redatto da Cdp ha provato a rispondere proprio a questa domanda, sottolineando quanto sia cresciuta e continuerà a crescere l’importanza che tali minerali avranno in relazione a tante tecnologie strategiche nei settori delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, della difesa e dell’aerospazio.

Esso definisce inoltre le aree in cui l’Europa e l’Italia potrebbero intervenire per raggiungere l’obiettivo indispensabile di rendersi strategicamente autonomi in vista delle transizioni ecologica e digitale.

Le prospettive

Proseguendo, come è intenzionata a fare, sulla strada che porterà alla neutralità climatica, l’Unione europea vedrà aumentare al 2050 - secondo le stime di Cdp - di 56 volte rispetto ai livelli attuali la propria domanda di litio. Dovrebbe aumentare di 15 volte quella di cobalto, mentre si potrebbe decuplicare quella per le terre rare

Considerando la fragilità che caratterizza in questo momento gli equilibri internazionali, l’Unione europea è esposta al rischio di potenziali interruzioni nelle forniture di materie prime critiche sia a causa della limitata produzione interna, sia per via della dipendenza da paesi che vivono situazioni di profondo turbamento geopolitico.

Le mosse di Europa e Italia

Questi temi sono attualmente centrali nel dibattito europeo. Ecco perché entro marzo potrebbe essere emanato lo European Critical Raw Materials Act, incentrato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità. Il governo italiano ha invece attivato un Tavolo nazionale per le materie critiche, promosso dal ministero delle Imprese e del made in Italy e da quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

L’economia circolare

Secondo gli studi condotti da Cdp, molto funzionale agli obiettivi europei e italiani potrà essere l’economia circolare, pratica che potrebbe attenuare il divario tra domanda e offerta. In particolare, tramite il riciclo delle batterie esauste, l’Unione potrebbe soddisfare al 2040 il 52% della domanda di litio e il 58% di quella di cobalto attivate dalla mobilità elettrica.

A offrire potenzialità interessanti è inoltre il riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, il cui numero è in forte crescita e che sono caratterizzati da un’elevata concentrazione di materie prime critiche. Offre le stesse possibilità anche il riciclo dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità, che sono potenzialmente fonti alternative di materie prime seconde.

Non solo riciclo

Per assicurarsi un’autonomia strategica, sempre secondo gli studi di Cdp, l’Unione dovrà anche effettuare “investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all’interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali”, rilanciare le “attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario” e dare vita a “paternariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche”.