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Sapete quanto spendete per streaming, ecommerce, musica e gaming?

In Italia in media ogni anno i vari abbonamenti alle piattaforme costa 600 euro l'anno. E un sacco di persone ha perso il conto. Ci vorrebbe una super app?
I loghi di Prime Video Netflix e Disney Plus
I loghi di Prime Video, Netflix e Disney PlusGetty Images

Fra aumenti e moltiplicazione delle piattaforme, quella che un tempo si chiamava la “guerra dello streaming” sta attraversando una fase particolare. Mentre sbarca in Europa – ma non in Italia, si vedrà nel 2026 – Max di Warner Bros., Netflix si prepara, come ha fatto in Germania, ad aumentare ancora i prezzi degli abbonamenti (il premium costa ora 19,99 euro al mese) e Amazon Prime Video pretende 1,99 euro in più sul costo di Prime per eliminare la pubblicità, una nuova ricerca ci dà un’idea delle spese complessive degli italiani in questo ambito.

Secondo l’indagine Subscription Wars: Super Bundling Awakend Europe, commissionata dal gruppo fintech Bango alla società 3Gem e che ha coinvolto 5mila abbonati a servizi online in Europa tra cui mille italiani, un utente europeo paga in media 696 euro all’anno per i propri abbonamenti, contro gli 863 euro di uno statunitense. La spese media italiana è di 600 euro. Euro più, euro meno, come assicurare un’automobile (la media è di 612 euro secondo il comparatore di offerte Facile.it).

Oltre ai costi, c’è la gestione pratica. Un italiano su due desidererebbe infatti un’applicazione unica per gestire tutti gli abbonamenti online a piattaforme di contenuti in streaming e servizi. Seondo lo studio, nonostante l’abbassamento della qualità dei titoli su gran parte delle proposte e, appunto, l’aumento dei prezzi, il mercato degli abbonamenti in Europa è tutto sommato florido e in espansione. “La fruizione di contenuti video on demand (streaming video on demand - Svod) continua ad affascinare il pubblico e i consumatori si rivolgono a più piattaforme per soddisfare le esigenze di intrattenimento. La maggior parte del campione europeo analizzato possiede anche abbonamenti di altro tipo, come a negozi di abbigliamento, servizi alimentari, videogiochi”, spiega una nota di cui Wired Italia dà conto in anteprima.

Allargando appunto lo sguardo oltre lo streaming video, quanti abbonamenti digitali abbiamo in media? Il cittadino europeo ha sottoscritto 3,2 abbonamenti, 3,1 in Italia. Gli abbonamenti più popolari nel nostro paese riguardano le piattaforme di video (71%), i negozi online (48%), le piattaforme audio (28%), i canali sportivi (20%) e le piattaforme gaming (16%).

I costi degli abbonamenti

Come detto, un abbonato europeo paga in media 696 euro all’anno, in Italia 600. Gli abbonati in Europa stanno però cancellando alcuni piani per risparmiare sui costi e quasi la metà (42%) ha annullato una sottoscrizione a causa di un aumento dei prezzi, dato che arriva al 48% in Italia. Come in ogni mercato, domanda e offerta si inseguono e bilanciano a seconda dei cambiamenti dell’una e dell’altra, ma soprattutto ruotando intorno a costi e cataloghi. Fra l’altro, il 59% degli italiani non può permettersi tutti gli abbonamenti che vorrebbe e nel 35% dei casi è disposto a effettuare un downgrade a servizi che includono la pubblicità, pur di mantenere attiva la sottoscrizione.

Il caos dei servizi

Il punto centrale ruota però intorno alla frustrazione nella gestione. Il 65% del campione ritiene che i servizi in abbonamento, da gestire, siano troppi e molti si sentono in qualche maniera intrappolati: la metà (50%) è per esempio frustrata dal fatto di non poterli sospendere quando desidera mentre quasi un terzo (28%) si sente bloccato dai piani che ha attivi. Per questo, oltre la metà (58%) degli abbonati europei vorrebbe un’unica applicazione per gestire tutti gli abbonamenti e gli account. In Italia la percentuale è in linea con il campione europeo (57%).

Non è un caso che lo studio dimostri come un intervistato ogni cinque (21%) scelga indirettamente i propri abbonamenti iscrivendosi tramite pacchetti e offerte di terze parti, tipicamente i fornitori di banda larga. Questi pacchetti sono infatti percepiti come utili poiché consolidano controllo e pagamento in un unico posto, risolvendo il problema di gestione. Alcuni, anzi ben più di alcuni italiani, (24%) hanno infatti perso il conto di quanto sborsano per i propri abbonamenti e il 30% paga addirittura per un servizio che, almeno al momento dell’intervista, non utilizza.

App e piani delle società di telecomunicazioni sembrerebbero i “luoghi” più indicati per raccogliere tutti gli abbonamenti in un unico posto. Il 45% preferirebbe che fosse il gestore di telefonia mobile a offrire questo tipo di servizio mentre per il 26% potrebbe essere l’internet provider casalingo. In questo caso, Il 36% degli italiani pagherebbe un canone per la rete domestica o per la tariffa telefonica più alto a una società di telecomunicazioni che fornisse questo servizio, come appunto in molti casi (pacchetti, bundle, offerte commerciali compinate, partnership) già accade. In media il campione italiano sarebbe disposto a spendere anche 16 euro al mese in più pur di non dover saltare da un’app o un sito all’altro.

Il Super bundling

Al momento, le società di telecomunicazioni europee offrono già pacchetti che includono altri servizi ma poche combinano abbonamenti al di fuori di contenuti streaming on demand – spiega il rapporto - per le società di telecomunicazioni e i provider di contenuti, il Super Bundling potrebbe essere la chiave per soddisfare i clienti”. Oltre la metà (54%) degli abbonati europei sarebbe fra l’altro più fedele a un brand che offrisse un abbonamento tutto in uno e più di un terzo (39%) sarebbe disposto a lasciare l'attuale fornitore se un servizio di questo tipo diventasse disponibile altrove. “Gli abbonamenti ai servizi online rappresentano una quota importante della spesa mensile delle famiglie italiane. Ma con così tante opzioni - e così tante bollette da pagare - le persone hanno bisogno di modi migliori per gestire i propri abbonamenti - spiega Paul Larbey, Ceo di Bango - non sorprende che gli abbonati esprimano il desiderio di un passaggio al 'Super Bundling' e agli hub di contenuti all-in-one. I consumatori vogliono scegliere tra una gamma di abbonamenti diversi ma non vogliono il grattacapo di gestire più account e pagare più fornitori. Con l’aumento degli hub all-in-one nel 2024, questa criticità inizierà a scomparire”.