Una bella novità

Le aziende che fanno fare volontariato (retribuito) ai propri dipendenti

L'impegno può essere fino a 16 ore annuali e deve essere dedicato ad attività sociali, culturali e ambientali
In Italia arrivano le ore di volontariato retribuite per contratto

Un’azienda nasce con un unico scopo: creare il massimo del profitto. Questo è l'obiettivo, che nel Codice civile viene declinato come scopo di lucro e che ha come suo artefice l'imprenditore. Questi, arrogandosi il cosiddetto rischio di impresa, si mette in gioco per ottenere il massimo in termini economici. Se l’ottica è questa, fa un certo effetto constatare un fenomeno che ribalta completamente questa prospettiva: svolgere attività a vantaggio della collettività impiegando personale e risorse aziendali senza guadagnare un centesimo.

Avete capito bene, i dipendenti per contratto destinano una parte del loro orario lavorativo a iniziative di carattere sociale, ambientale o culturale che vengono considerate come lavoro a favore della propria azienda e regolarmente retribuito. Per ora siamo solamente agli inizi e qualche esperimento c'è stato nei paesi anglosassoni, in Italia sono ancora pochi gli esempi, ma non è difficile ipotizzare in una sua rapida diffusione. Uno dei pionieri è Nhood Services Italy, società di servizi immobiliari, che dal 2023 ha inserito 8 ore di attività di volontariato a livello corporate, cioè svolte insieme ai colleghi, e altre 8 che vengono liberamente svolte dal lavoratore. Sedici ore che vengono eseguite negli orari lavorativi previsti, dal lunedì al venerdì, senza la possibilità di poterle fare a tarda sera o nel fine settimana. Un altro importante aspetto è che, qualsiasi attività, va programmata in collaborazione con associazioni impegnate da tempo in campi del no profit. Tutto, insomma, viene certificato e non sono ammessi lavori fai da te.

“Non siamo filantropi, facciamo crescere i nostri dipendenti”

Pur essendo ancora in fase sperimentale la novità sta suscitando consensi. Spiega Natalya Geroldo, ESG & Climate Change Manager di Nhood: “C’è una crescente volontà di partecipazione a tutti i livelli, non ci sono differenza tra ruoli, anche i manager sono presenti. La sensibilizzazione per temi che riguardano la collettività è alta, abbiamo dato un nostro contributo anche in situazioni delicate tipo piccole disabilità e sostegno agli anziani”. Per i più maliziosi può esserci il sospetto che si tratti pur sempre di operazioni che arrecano comunque un beneficio economico, magari in termini di immagine. “Non siamo filantropi ma non facciamo neanche iniziative di marketing mascherate da assistenza: abbiamo una filosofia di lavoro, crediamo che i nostri dipendenti possano crescere con queste esperienze”. Quanto ai budget impiegati, Geroldo spiega che non sono eccessivi, mentre le attività preferite in privato sono quelle di sostegno agli animali.

Progetti in collaborazione con associazioni e enti pubblici

Fondamentale per la riuscita di queste iniziative è il ruolo delle associazioni con cui le imprese siglano accordi: “Noi prepariamo i progetti – spiega Andrea Amato, presidente dell’associazione Wau-We Are Urban – che vengono discussi e poi sostenuti con donazioni oppure con la fornitura di materiali e l’apporto del personale. In caso di rigenerazione di spazi pubblici si sottoscrive un Patto di collaborazione con l’ente competente, di solito il comune”. Un esempio di patti di collaborazione, realizzato nell’ambito del piano Piazze Aperte del comune di Milano, riguarda la pedonalizzazione e la colorazione di circa 600 metri quadrati di strada per rendere l'ingresso e l'uscita da scuola più sicura per i bambini. Lo spazio è stato attrezzato con alberi in vaso, panchine, rastrelliere e tavoli da ping pong. Sempre a Milano un altro intervento molto più ampio, ben 4100 metri quadri, è la riorganizzazione del Piazzale di Porta Genova. In questi due casi Wau ha collaborato con altre associazioni, aziende e l’amministrazione comunale. In programma ci sono altri progetti di carattere sociale: “Dopo l’estate - aggiunge Amato – pensiamo di riqualificare il carcere di San Vittore dipingendo murales nello spazio dove i detenuti passano l’ora d’aria. È il nostro secondo lavoro che svolgiamo, in passato abbiamo colorato le celle del quarto raggio”.

Volontari una volta l'anno e in tutto il mondo

L’impegno delle imprese nel volontariato è di vario tipo. Molto interessante è quello di Prologis Italia, società di logistica con sede centrale a San Francisco, che da 12 anni organizza l’Impact Day, una giornata di solidarietà aziendale organizzata in 19 Paesi per sostenere volontariamente le organizzazioni senza fini di lucro. L’evento, che si è svolto lo scorso 23 maggio, ha coinvolto circa 2600 dipendenti in tutto il mondo, tra questi i 20 delle sedi italiane che hanno donato la loro giornata lavorativa a due associazioni di volontariato: a Milano all’Associazione Aquilone Onlus che si occupa di ragazzi disabili mentre i colleghi di Roma e Bologna presso l’Antoniano Opere Francescane.

Il parere dello psicologo

Quali possano essere le conseguenze di queste scelte senza scopo di lucro per le aziende sono già oggetto di studio. Come spiega lo psicologo Alessandro Calderini “diverse ricerche dimostrano che ci possono essere ricadute positive tra i lavoratori che acquisiscono un maggiore benessere mentale, più autostima, un più intenso impegno lavorativo e un più forte impegno sociale. L’azienda ottiene così un accrescimento del capitale sociale e un ampliamento delle competenze, inoltre si può creare un atteggiamento più positivo tra i dipendenti e i datori di lavoro”. Il miglioramento dello stato psicologico dei dipendenti non è l’unico vantaggio che può arrivare alle imprese: “C’è un ritorno d’immagine, il cosiddetto rewashing ovvero la responsabilità sociale dell’azienda che è un tema moto importante di questo tempo”.