Chi conosce Goliarda Sapienza sa di cosa sia capace la sua penna. Valeria Golino trae ispirazione e linfa vitale dal suo libro postumo L'arte della gioia e, con la maestria da solida autrice che ha dimostrato di essere sin dal primo film da regista Miele, realizza un'opera di quelle imperdibili. Presentato al Festival di Cannes in anteprima mondiale, per poi uscire in Italia prima in due capitoli cinematografici, poi in sei episodi tv, L'arte della gioia è un grande lavoro di contaminazioni visive e culturali, dotato di raro senso di libertà.
La libertà di scrittura di Sapienza, e poi di Valeria Golino, Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella, Stefano Sardo che sfida i benpensanti. La libertà creativa di Golino che non ha paura di osare. La libertà produttiva di Prestieri (che assicura: "Senza Sky non sarebbe stato possibile"), la libertà interpretativa di attori e attrici d'eccezione. Tecla Insolia, Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi, su tutte, sono una più brava e convincente dell'altra. E poi la libertà rivoluzionaria e perversa di una protagonista inedita di cui sentivamo il bisogno.
Modesta non è un'eroina, al contrario, è un'antieroina che persevera nei suoi errori e - per fortuna - non si redime mai. Finalmente l'Italia può vantare un'epoea incentrata su una ragazza selvaggia decisa a esplorare liberamente il suo piacere e assecondare i suoi desideri più oscuri: Modesta non è il santino edificante di se stessa come la società vorrebbe che fosse, è una creatura animale che desidera, seduce, gode, brucia, sospira, aggredisce, uccide, sfrutta, cade, manipola, fugge, ambisce, scala la società, e dal nulla crea il suo impero. È anche una ragazza che ha subito il più atroce degli abusi da bambina, e poi una donna capace di vedere il bello in quello che la società bolla come "mostro". Una ragazza che sceglie di studiare per elevarsi, anche a livello di classe sociale.
La giovane Tecla Insolia la interpreta in un crescendo di sensoriale coinvolgimento che stordisce e seduce. Nei panni complessi di Modesta sa essere dolce e sensuale, pia e diabolica, pianificatrice e istintiva. Un personaggio irresistibile, consegnatole da una (grande) attrice capace di dirigerla in tutto e per tutto. Valeria Golino non edulcora e non si ritrae di fronte a nulla: incesto, violenze, matricidi, profanazioni, il politicamente corretto è decisamente altrove.
Nei sei episodi la narrazione di un'anima indomabile e inaddomesticabile - dagli adulti, dagli uomini, dalla chiesa, dalle principesse, persino dalla malattia - si fa sempre più incandescente. Arrivati alla fine del sesto episodio ci si ferma, come a prendere fiato, in attesa di averne ancora. Per fortuna la serie riguarda solo la prima delle quattro parti di L'arte della gioia, la speranza è di vederne presto una seconda, inguaribile, stagione.